Ernst Udet
26/04/1896 Francoforte sul Meno
17/11/1941 Berlino

 Ernst Udet

Ernst Udet  fu il secondo asso tedesco della I Guerra Mondiale, con 62 vittorie, superato solo da Barone Rosso Von Richtofen.
Giovanissimo, nel 1918 aveva 22 anni.
Sopravvisse alla Grande Guerra e partecipò alla Seconda Guerra Mondiale dove ebbe il grado di generale nella Luftwaffe.
Non del tutto "in linea" col regime nazista, fu perseguitato dalla Gestapo e costretto al suicidio nel 1941.
La versione ufficiale nazista fu che era morto in un incidente provando un nuovo aeroplano.
Croce di Ferro di I Classe Croce di Ferro di II Classe Croce dell'Ordine dei Cavalieri di  Hohenzollern Blue Max - "Pour le merite"
Nell'estate del 1915 il ten. Justinius mandò a chiamare il giovane e promettente pilota privato Ernst Udet.
Justinius stava cercando giovani piloti per la allora nascente aviazione militare tedesca.
Inizialmente, infatti, i piloti dei ricognitori biposto erano meno considerati degli ufficiali osservatori, che erano i veri comandanti a bordo.
Si confondeva, in pratica, la funzione del pilota d'aereo con quella di "chaffeur".
Udet cominciò pilotando un Aviatik B1, biposto.
Il suo compito era di osservare e comunicare la posizione delle installazioni avversarie per dirigere il tiro dell'artiglieria pesante.
Come spesso accadeva, in quel periodo, i velivoli avversari non erano semplicemente considerati, dal momento che nessun aereo era armato.
Il 14 di settembre, mentre era 15 km oltre le linee francesi,  3500 meri di quota, l'Aviatik improvvisamente entrò in spirale.
Udet riuscì a stopparla, ma l'Aviatik rimaneva ingovernabile.
Mise al minimo il motore, per eliminare la coppia dell'elica, che era la causa della tendenza da entrare in spirale dell'Aviatik.
Il ten. Justinius si arrampicò sull'ala per cercare di bilanciare l'aereo (bizzarra manovra, ma piuttosto utilizzata, all'epoca).
A quel punto Udet provò a dare lentamente gas, ma non era comunque possibile mantenere l'aereo in volo livellato.
Justinius raggiunse Udet nell'abitacolo, e insieme, utilizzando il motore ad intermittenza, cercarono di arrivare sino alle linee tedesche.
Passata la città di St. Dizier con ancora 600 metri di quota, cominciarono a sperare di arrivare in Germania.
Toccarono terra giusto sul filo spinato di confine, dalla parte tedesca.
Un fabbro del posto riparò i tiranti delle controventature che avevano ceduto.
Lo stesso giorno, per lo stesso difetto, era andato perduto un altro Aviatik.
Per aver salvato il velivolo Udet si guadagnò la Croce di Ferro di Seconda Classe, mentre Justinius ebbe la "Prima Classe".
Durante una missione di bombardamento, invece, con l'Aviatik sovraccaricato da bombe, mitragliatrici e radio, Udet non potè evitare di sfasciarsi al suolo già durante il decollo.
Per questo insuccesso, oltre a finire in ospedale insieme a Justinius, Udet prese anche sette giorni di arresti; per "una manovra brusca che aveva causato la perdita di un velivolo".
Il giorno stesso in cui riprese servizio, gli fu ordinato di bombardare Belfort.
Una bomba restò agganciata al carrello, e solo con diverse manovre "brusche"  riuscì a liberarsene.
Dopo questa impresa fu assegnato finalmente ai caccia, presso il campo di volo di Habsheim.
Al suo primo decollo con un Fokker, però, si sfasciò di nuovo (a causa di un difetto della macchina, però: questa volta non gli venne addebitata alcuna colpa).
Al suo primo scontro con un Caudron francese, Udet perse la calma e non riuscì a sparare. Venne invece colpito e alcune schegge degli occhialoni di protezione lo ferirono al volto.
Il 18 marzo 1916, arrivò ad Habsheim l'avviso che un gruppo di aerei francesi stava volando verso Muelhausen.
Udet decollò da solo con il suo Fokker per intercettare i nemici, un gruppo di oltre venti bombardieri pesanti, tra Farman e Caudron.
Questa volta mantenne la calma, e arrivato a solo quaranta metri da un Farman lo centrò con una precisa raffica, incendiandolo.
Scese poi in picchiata per fuggire agli altri velivoli alleati.
Quando fu raggiunto dagli altri caccia tedeschi, attaccò e colpì un altro Caudron.
Non riuscì però a finirlo in quanto gli si inceppò la mitragliatrice.
Il sergente Udet con quello che era diventato lo "Staffel" 15, venne trasferito a La Selve, al comando del ten. Gontermann, nel marzo del 1917, con quattro successi all'attivo.
In quella zona operavano le "cicogne" di Guynemer e Nungesser.
Il 24 aprile Udet ottiene la sua prima vittoria su questo fronte, abbattendo un Nieuport vicino a Chavignon.
Quando Gontermann (siamo a fine aprile) va in licenza premio (ha appena ottenuto la Blue Max) lascia provvisoriamente il comando al giovane ten. Ernst Udet.
Il 25 maggio Udet si scontra con lo Spad di Guynemer.
Il duello prosegue sin quando le mitragliatrici del tedesco si inceppano. Guynemer compie un gesto "cavalleresco" lasciando andare il suo avversario.
Nell'estate del '17 Udet viene trasferito allo Jasta 37, stanziato a Flanders.
Ne diventerà il comandante nel dicembre successivo, e a febbraio 1918 le sue vittoria saranno già 20.
Richtofen lo vuole nel suo Jagdgeschwader 1, che comprende gli  Jasta 4, 6, 10 e 11.
Il 27 di marzo, appena arrivato nel nuovo gruppo, Udet compie il suo primo volo con un triplano Fokker Dr.1.
Durante questa sua prima missione abbatte un R.E.8, aiuta Richtofen ad abbattere un Camel, e mitraglia una colonna di fanteria inglese.
Impressionato dal coraggio e dalle capacità del giovane pilota, Richtofen gli affida subito il comando dello Jasta 11.
Abbatte il suo 23° aeroplano il 6 di aprile e subito dopo rientra a casa, a Monaco, dove rivede la sua ragazza, Lola, trascorre un periodo di cura per un'infezione alle orecchie e dove viene premiato con la Blue Max.
Apprende dai giornali della morte del Barone Rosso il 21 di aprile.
Rientra la fronte al comando dello Jagdstaffel 4.
Viene abbattuto durante uno scontro con un biposto inglese, ma si salva lanciandosi col paracadute (uno dei pochissimi casi, visto che da ambedue le parti, per buona parte del conflitto, fu vietato ai piloti indossare il paracadute).
In questi ultimi mesi di guerra i velivoli alleati superano di gran numero i tedeschi.
Per ogni tedesco (sono parole dello stesso Udet) in aria ci sono almeno 5 francesi.
E spesso si presentano in gruppi di più di 50 velivoli.
I piloti francesi, però, sono per lo più dei novellini, e i pochi assi tedeschi rimasti hanno vita abbastanza facile.
Come durante tutto il resto della guerra, però, i successi degli aviatori non ebbero (e non potrebbero aver avuto) alcun effetto sulle sorti del conflitto.
In giugno Udet abbatté altri 12 aerei, 4 in luglio e 20 in agosto, portando il totale delle sue vittorie a 60.
Ernst Udet volava su un Fokker D.VII su cui aveva dipinto a grandi lettere il nome della sua ragazza, Lola Zink, "Lo".
Sulla coda aveva scritto la frase "Du doch nicht!!", letteralmente traducibile con "Tu no!" (come dire, "non sarai certo tu quello che mi butta giù")
La guerra finì, con Goering al comando del gruppo che era stato di Richtofen e con Udet che aveva raggiunto le 62 vittorie confermate.
Negli anni '20 Ernst Udet ebbe qualche problema a far quadrare il bilancio nella Germania rovinata dai debiti e dall'inflazione.
Si dedicò alla costruzione di aerei, fece qualche gara e qualche esibizione aerea girando per gli U.S.A.e per l'Argentina.
Lavorò a qualche film d'avventura, dall'Africa al Circolo Polare Artico, pilotando gli aerei da cui venivano fatte le riprese.
Quando Hitler riarmò la Germania Goering divenne il capo della Luftwaffe (l'aviazione nella Seconda Guerra Mondiale e in tutti i conflitti successivi avrebbe avuto un ruolo primario) e Udet, col grado di generale, fu posto a capo dell'ufficio tecnico della nuova arma aeronautica.
Dopo la disfatta della Battaglia d'Inghilterra, Goering fece di Udet il capro espiatorio, costringendolo al suicidio nel 1941.

Leggi alcune pagine dal libro

Le manovre acrobatiche Tecnica di volo, atterraggio e decollo in montagna Le aviosuperfici e i ghiacciai atterrabili della Val d'Aosta e dell'Alta Savoia Parapendio e volo libero Il volo tra le montagne

       

DA QUALCHE PARTE TRA LE NUVOLE
Di Giulio Rabagliati, Da qualche parte tra le nuvole - edizioni De Ferrari - Genova
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