SPAD VII

Spad VII
Costruttore:
S.P.A.D.
Tipo: Caccia
In ruolo dal: 1916
Motore: Hispano Suiza 8BEc 8cil. V in linea raffreddato ad acqua 175 hp
Apertura alare: 7.77 m
Lunghezza: 6.13 m
Altezza: 2.33 m
Peso a vuoto: 500 kg
Peso al decollo: 703 kg
Velocità massima: 192 km/h
Ceiling: 6550 m
Autonomia: 2 h
Equipaggio: 1
Armamento: 1 Vickers .303


 

 Lo Spad VII

Armand Depardussin Louis Béchereau Il belga Armand Deperdussin aveva cominciato a costruire aeroplani nel 1910. Benché completamente a digiuno di nozioni tecniche, riuscì a realizzare ottimi aerei da
corsa grazie al suo collaboratore, l'ingegnere Louis Béchereau.
La coppia Deperdussin - Béchereau raggiunse il successo con un rivoluzionario "racer" costruito con una struttura "a guscio", cioè dove era lo stesso rivestimento in fogli di legno compensato a fare da struttura portante, senza necessità di centine e longheroni.
Deperdussin aveva già firmato contratti col governo francese e stava cominciando a penetrare il mercato russo, quando ... venne arrestato e condannato 5 anni di carcere e ad una molta di 1.000 franchi lui, e 32.000.000 la sua fabbrica... per falso, frode e rottura di contratto.
Questo a causa della sua scarsa capacità di amministratore, della sua leggerezza nello spendere e del suo amore per il lusso.
In seguito a ciò la Société Pour les Avions Déperdussin (S.P.A.D.) dovette chiudere.
La compagnia fu rilevata da Louis Bleriot nel 1914.
Bleriot, non volendo perdere il buon nome che la SPAD si era conquistata, la rinominò Société Anonyme Pour l'Aviation et ses Dérives, di fatto mantenendo inalterato l'acronimo SPAD.
Louis Bleriot
Nella primavera del 1915, però, apparve un motore che avrebbe rivoluzionato il modo di costruire aeroplani: l’Hispano-Suiza 8 cilindri in linea a V, raffreddato a liquido.
La differenza tra un motore stellare ed uno con i cilindri in linea sta essenzialmente nel fatto che il primo può essere raffreddato ad aria, mostrando contemporaneamente tutti i cilindri al flusso del vento relativo, mentre per il secondo è necessario provvedere un raffreddamento a liquido, essendo impossibile raffreddare i cilindri più arretrati con il flusso d’aria ormai caldo per aver già raffreddato i cilindri più avanzati.
Questo problema, valutando un impianto di raffreddamento a liquido, con pompe, tubazioni, serbatoi e radiatori più pesante e meno affidabile della semplice realizzazione di alette in alluminio per lo scambio termico tra l’aria e i cilindri, aveva sempre fatto escludere nel campo aeronautico, dove il peso era fondamentale
e anche pochi kg potevano fare la differenza, l’adozione di motori con cilindri in linea.
Questo a discapito di una serie di problemi:
Il motore stellare ha una sezione frontale maggiore rispetto all’equivalente in linea. Per uno stellare aumentare la cilindrata vuol dire aumentare la sezione frontale, per un motore con cilindri in linea significa realizzare semplicemente un cofano più lungo.
Maggiore sezione vuol dire grande resistenza, e, tutto sommato, un limite oggettivo imposto alle dimensioni di ingombro e quindi alla cilindrata del motore.
Il cofano lungo, invece, non comporta decadimenti delle prestazioni e, tutto sommato, non è neppure un limite costruttivo (pensate al muso dei moderni Pilatus).
L’unico inconveniente cui si va incontro è una riduzione della visuale durante il rullaggio a terra, a causa del cofano che, quando l’aereo appoggia il ruotino posteriore, si para come un muro davanti al pilota. Questo costringeva in effetti a rullare muovendosi a zig-zag, per poter controllare la pista guardando ora a destra ora a sinistra. Ma una volta in volo non era più un ostacolo.
Il peso maggiore dovuto all’impianto di raffreddamento è un handicap reale sino a quando il motore è piccolo. E questo era vero nei primi anni, quando le potenze dei motori non si avvicinavano neppure ai 100 hp.
Ma per motori di prestazioni maggiori quello che conta è il rapporto potenza/peso, più che il peso in assoluto. E il fatto di poter erogare potenze dell’ordine del doppio di un motore stellare poteva ben valere l’aggravio di peso di qualche kg.
Hispano Suiza Alfonso XIII del 1912 I motori stellari, sostanzialmente simmetrici rispetto ad un asse centrale, e quindi adatti alla fusoliera tonda di un aereo, non possono essere adottati in campo automobilistico. Pertanto gli sforzi di ricerca spesi per le auto da corsa non potevano essere sfruttati in campo aeronautico e viceversa.
I motori in linea, invece, già equipaggiavano auto da competizione e, dato il maggiore sviluppo dell’industria automobilistica che non di quella aeronautica, si poteva contare ormai su prodotti già collaudati ed affidabili.
Proprio per questo l’iniziale inaffidabilità dell’impianto di raffreddamento a liquido (se c’è, si può rompere, mentre per raffreddare ad aria basta che l’aereo si muova) ormai era solo un ricordo, e i nuovi motori, provati e riprovati sui circuiti delle gare automobilistiche, sulle strade, e anche sugli stessi campi di battaglia, dove equipaggiavano i mezzi terrestri (e per quanti aerei si fossero prodotti, sicuramente tra automobili e camion se ne erano prodotti cento volte tanti), potevano essere tranquillamente montati anche sugli aerei.
Il motore stellare produceva vibrazioni che non era possibile eliminare. Oltre a problemi strutturali, questo sugli aerei da caccia impedisce di fatto di poter mirare con precisione. I caccia, che sino ad allora erano stati equipaggiati solo con questo tipo di motore potevano sperare di colpire l'avversario sparando sa molto vicino, e questo ovviamente era difficile e rischioso. Con il motore in linea, invece, era possibile attenuarle quasi del tutto, cosa che permetteva ai piloti di mirare da più lontano e con maggiore precisione. Questo era un vantaggio non da poco, e per ora era stato sfruttato solo dagli Albatros tedeschi, gli unici a montare questo tipo di motore. 

Albatros DIII, con motore a cilindri in linea

Richiesto esplicitamente dal governo francese di provare a disegnare un caccia che potesse utilizzare il motore Hispano.Suiza in linea, Louis Bechereau, che era rimasto come capo progettista della Société Anonyme pour l'Aviation et ses Dérives, insieme allo svizzero Marc Birkigt, modificò il disegno dello SPAD V, il caccia che stava realizzando, nato con un motore stellare, in modo che potesse alloggiare l’otto cilindri a V della casa spagnola.
Il primo prototipo dello SPAD 7, con un otto cilindri da soli 150 hp, nasceva con tutti  i problemi tipici dei progetti innovativi.
Il cattivo alloggiamento del radiatore causava un surriscaldamento del motore, la struttura non sopportava adeguatamente le vibrazioni imposte dal funzionamento del motore a “V”, i 150 hp non erano sufficienti a garantire prestazioni confrontabili con gli Albatros D.II, che in quel momento facevano il buono e cattivo tempo sui cieli di Francia.
Ma, risolte le magagne iniziali, e adottato di serie il nuovo motore Hispano-Suiza da 180 hp, il nuovo SPAD VII forniva finalmente prestazioni superiori a quelle dei Nieuport 17, sinora il caccia di punta dell’aeronautica francese, e perfettamente all’altezza, se non superiori, anche a quelle degli Albatros tedeschi.

Lo SPAD VII "Vieux Charles" di Georges Guynemer

Lo SPAD VII fece il suo primo volo nel Luglio del 1916.
L'aeroplano riscosse subito un enorme successo, essenzialmente dovuto alla sua eccezionale robustezza, derivata dalla costruzione "a guscio" che caratterizzava i velivoli di Béchereau, che, a discapito di un minimo incremento nel peso, gli permetteva di sopportare fattori di carico elevatissimi, riprendendosi senza danni da picchiate che avrebbero disintegrato qualsiasi altro velivolo.
Il motore Hispano-Suiza da 8 cilindri a V in linea, raffreddati a liquido, non solo permetteva una fusoliera di sezione ridotta (meno resistenza) ed eliminava le vibrazioni tipiche dei motori stellari (permettendo di mirare meglio e da più lontano, questa fu l'arma vincente anche del britannico SE.5a), ma finalmente smetteva di far respirare al pilota chili di olio di ricino ad ogni missione (nei motori stellari raffreddati ad aria era un difetto irrimediabile, e l'olio di ricino, ottimo lubrificante per i motori,  è un potente lassativo per l'organismo umano... Questo creava non pochi problemi ai piloti che magari dovevano sostenere più missioni in un giorno).
Il governo francese letteralmente entusiasta del nuovo caccia ne ordinò subito a Bleriot una prima serie di 268 velivoli.
Alla fine del conflitto solo la SPAD francese ne avrà costruito 3825, mentre altre diverse centinaia saranno costruite su licenza dalla DUX in Russia e dalla Macchi in Italia, sino ad un totale di circa 6000 aerei.
SPAD VII Con i colori della Squadriglia Lafayette, formata da volontari americani SPAD VII di Francesco Baracca - Italia SPAD VII
SPAD VII Squadriglia LEs Cicognes, l'elite della caccia francese SPAD VII Squadriglia 65 - 1917 SPAD VII con la livrea dell'aviazione polacca
Il limite dei caccia alleati restava l’essere armati con una sola mitragliatrice, mentre i tedeschi sin dai tempi dell’Eindecker di Fokker di mitragliatrici ne montavano due.
Alla fine di Agosto la III Squadriglia di Georges Guynemer ricevette i primi SPAD VII.
Nonostante i dubbi inizialmente espressi, l’asso francese decise comunque di provare il nuovo aereo, abbattendo la sua quindicesima vittima il 4 Settembre.
Alla fine ben 34 delle 53 vittorie dell'asso francese saranno state ottenute proprio con lo SPAD VII e altre 5 con il successivo SPAD XIII.
Georges Guynemer Jean Pierre Bourjade
Charles Nungesser René Fonck Francesco Baracca Fulco Ruffo di Calabria Frank Luke
La tattica di combattimento che meglio sfruttava le caratteristiche dello SPAD era il "hit and run" (colpisci e fuggi)...
Partendo da un discreto vantaggio di quota ci si lanciava in picchiata alla massima velocità sui bersagli, utilizzando poi lo slancio per allontanarsi prima che questi avessero modo di reagire.
Anche se gli avversari si voltavano, comunque, ci si era guadagnati una separazione tale da essere fuori tiro e da potersi ripresentare sugli opponenti, compiendo un'ampia e rapidissima virata, nuovamente alle loro spalle.
Del resto lo SPAD non era manovrabile come i più compatti e potenti (rapporto potenza/peso) Albatros o Fokker DR.1, per cui nessuno avrebbe potuto sostenere un combattimento con lo stile tipico del "rincorrersi ruotando sempre più stretto", correndo il rischio di cadere in vite dove gli avversari potevano ancora tranquillamente stringere la virata.
Il suo difetto principale consisteva appunto nella scarsa manovrabilità alle basse velocità.

Il muso lungo e pesante tendeva a cadere, impedendo o quantomeno rendendo più difficile compiere virate strette a bassa velocità, ed aumentando il rischio di finire in vite.
Lo SPAD VII incontrò decisamente più successo presso i piloti Francesi che non presso gli inglesi.
Questo fu probabilmente dovuto alle diverse tattiche adottate durante i combattimenti aerei.
Come si è già detto, l’arma vincente dello SPAD era la grande velocità e robustezza in picchiata, e la buona stabilità che permetteva di mirare da lontano.

Gli inglesi, invece, abituati sin dai tempi del DH2 a duelli serrati, giocati essenzialmente sulle capacità acrobatiche dell’aereo e del pilota, esaltate da velivoli come i Sopwith Triplane e, più tardi, il leggendario Sopwith Camel, gli preferirono velivoli più maneggevoli, dotati dei tradizionali motori stellari.
Lo SPAD ebbe invece un successo notevole presso le aeronautiche statunitensi e italiana (celeberrimo lo SPAD VII col cavallino rampante di Francesco Baracca)
Lo SPAD VII col cavallino rampante di Francesco Baracca

Leggi alcune pagine dal libro

Le manovre acrobatiche Tecnica di volo, atterraggio e decollo in montagna Le aviosuperfici e i ghiacciai atterrabili della Val d'Aosta e dell'Alta Savoia Parapendio e volo libero Il volo tra le montagne

       

DA QUALCHE PARTE TRA LE NUVOLE
Di Giulio Rabagliati, Da qualche parte tra le nuvole - edizioni De Ferrari - Genova
Prezzo € 12,90