Pfalz D.III
Costruttore:
Pfalz Flugzeug-Werke GmbH
Tipo: Caccia
In ruolo dal: 1917
Motore:
Mercedes D III 6-cyl.  160 hp
Apertura alare: 9.4 m
Lunghezza: 6.95 m
Altezza: 2.67 m
Peso a vuoto:     kg
Peso al decollo: 933 kg
Velocità massima: 165 km/h
Ceiling: 5180 m
Autonomia: 2 ½ h
Equipaggio: 1
Armamento: 2 Spandau

 

 

Pfalz D.III

La Pfalz Flugzeug-Werke GmBH fu fondata nel 1913 a Speyer-am-Rhein dai tre fratelli Everbusch.
Inizialmente la fabbrica lavorava costruendo aerei come i Morane Saulnier H ed L su licenza.
All'inizio della guerra la Pfalz continuò a produrre i Morane, che divennero "Pfalz-A" e "Pfalz-E", che volavano sul fronte meridionale con gli squadroni bavaresi, e in seguito i Roland D.I, D.II e D.III..
Nel 1917, con un disegno che in larga parte si derivava dal Roland DII, gli Everbusch realizzarono un biplano monoposto originale, lo Pfalz D.III, equipaggiato con motore Mercedes D.III con cilindri in linea da 160 hp.
Nel Settembre del 1917 il nuovo caccia venne distribuito ai reparti di caccia.
Pfalz D.III
Roland D.II
Sottovalutato dal comando tedesco, probabilmente a causa dei migliori rapporti che i prussiani Fokker ed Albatros intrattenevano con gli alti ufficiali ed i politici (la maggior parte degli ufficiali dello stato maggiore tedesco erano prussiani, all'inizio della guerra tutti gli stati tedeschi si riconobbero unificati sotto la Prussia, ad eccezione del regno di Bavaria, rimasto autonomo; esistevano quindi uno stato maggiore tedesco "Prussiano" ed un'altro "Bavarese", dipendente dal re di Bavaria e con un proprio quartier generale, e tra i due ci furono sempre attriti), il bavarese Pfalz D.III era un ottimo aeroplano, dotato di buona agilità, robusto e con un ottimo campo visuale.
Lo stesso Von Richtofen lo apprezzava e diversi assi, tra cui Rudolph Berthold e Franz Freidrichs, lo preferirono ai modelli contemporanei di Albatros e Fokker.
Sviluppando quanto appreso nella costruzione dei robustissimi Roland, i progettisti della Pfalz cercarono di migliorare il prodotto badando soprattutto all'aerodinamica.
Per questo, ad esempio, le due mitragliatrici, sistemate ai lati dei cilindri del motore che spuntavano dal profilo dell'aereo disegnando la classica sagoma di tutti gli aerei tedeschi equipaggiati con motori Mercedes, vennero inizialmente coperte da una cofanatura che ne doveva diminuire l'effetto sul coefficiente di resistenza. In compenso, come spesso accade, il prezzo di un esiguo guadagno in prestazioni si pagava non potendo accedere direttamente alla culatta della mitragliatrice, e quindi non potendo "disincepparla" in volo; inoltre ciò rendeva più lento e laborioso, a terra, il lavoro di manutenzione. Sui modelli successivi le mitragliatrici vennero infatti sistemate in modo "classico" scoperte e facilmente accessibili sul cofano.
Nel 1918 sul D.III fu montato il motore Mercedes D.IIIa, capace di 180 hp. L'evoluzione del D.III venne quindi siglata anch'essa D.IIIa.
Pfalz D.III Pfalz D.IIIa - Sono stati modificati i piani di coda. Pfalz Dr.1 - Il "triplano" voleva rimpiazzare il Dr.1 di Fokker. E' aumentato l'allungamento alare, per diminuire la resistenza indotta, aumentare l'efficienza e quindi le prestazioni di salita. Pfalz D.XII - L'ultimo degli Pfalz torna alle origini, con ali tozze, adatte ad alte velocità. Da notare gli alettoni maggiorati allo scopo di aumentarne le accelerazioni in rollio.
Sul IIIa vennero inoltre modificati gli equilibratori orizzontali, aumentandone la superficie. Come già detto sul D.IIIa le mitragliatrici non furono più coperte dalla cofanatura anteriore, vennero inoltre modificate le tip dell'ala inferiore, arrotondate al probabile scopo di rendere meno facile l'impuntarsi nel terreno nel caso (non infrequente) che durante un atterraggio brusco queste venissero in contatto con il suolo.
Proprio in questo periodo, a causa del soverchiante numero di caccia alleati, la tattica tedesca si era convertita al "colpisci (meglio se puoi farlo evitando di avvicinarti troppo) e scappa". E per questo tipo di azione lo Pfalz era il caccia ideale: stabile e robusto come e meglio di quanto non lo fossero dall'altra parte della barricata gli SPAD, poteva lanciarsi in rapide picchiate senza soffrire della disastrosa fragilità degli Albatros e sparare da lontano potendo contare sull'ottima stabilità data dal motore in linea, senza patire l'instabilità propria del più agile Fokker Dr.1.
Sintomatico fu che sino a quando, nel 1918 uno Pfalz D.IIIa non atterrò intatto dietro le linee alleate, gli Pfalz venivano riconosciuti dai francesi e dagli inglesi come degli Albatros D.VI.
Pur in questa sua anonimità, comunque, lo Pfalz non aveva rivali (tranne forse l'SE.5A e poi lo SPAD XIII).
La sua capacità di reggere "g" gli permetteva picchiate più veloci e richiamate più strette, guadagnando rapidamente alla fine della manovra più quota di quanto non potessero fare gli avversari. E come insegna Boelcke, in aria la quota è un vantaggio prezioso, spesso incolmabile.
Nell'Agosto del 1918 gli Pfalz D.III e D.IIIa vennero rimpiazzati dal Fokker D.VII e dallo Pfalz D.XII.
I caccia ancora utilizzabili vennero adoperati come addestratori.
Alla fine delle ostilità dei circa 600 caccia D.III costruiti dalla Pfalz ne restavano in servizio 350.

Gli Pfalz

Quando la guerra cominciò c'erano approssimativamente 60 Pfalz Parasol in costruzione.
Questi aerei erano l'esatta copia dei francesi Morane-Saulnier L Parasol, monoplani.
Nota curiosa: gli Pfalz Parasol furono utilizzati il 31 Luglio1915 per bombardare le postazioni italiane prima che tra Germania e Italia fosse formalmente dichiarata guerra.
Pfalz D.III Con la tecnica appresa costruendo i Roland D.II su licenza, la Pfalz adottò la struttura a guscio in legno come caratteristica per tutti si suoi progetti.
Il primo aereo costruito e progettato dai tecnici bavaresi fu il D.III, equipaggiato con l'omonimo motore Mercedes da 160 hp era un caccia con caratteristiche simili agli Albatros, ma più robusto.
Il motivo del suo minor successo va probabilmente da addebitarsi agli attriti tra bavaresi e prussiani, che gli fecero preferire gli Albatros.
Pfalz D.IIIa Risolvendo il principale difetto del D.III che era l'impossibilità di accedere alle mitragliatrici, coperte da un cofano che doveva migliorarne l'aerodinamicità, e montando (quando disponibile) il più potente Mercedes D.IIIa da 180 hp, la Pfalz realizzò l'evoluzione del D.III, il D.IIIa.
Per aumentarne la possibilità di carico "sganciabile", e quindi di escursione del baricentro, il D.IIIa aveva equilibratori orizzontali più grandi del suo predecessore.
Pfalz D.VIII Un progetto fantastico fu lo Pfalz D.VIII.
Le sue potenzialità erano enormi, con prestazioni di salita inarrivabili da tutti i suoi contemporanei.
Purtroppo la stessa fonte del suo possibile successo fu anche fonte delle due disgrazie: il D.VIII utilizzava un motore Siemens-Halske a cilindri controrotanti. Su questo avveniristico motore sia l'elica che i cilindri ruotavano, in direzioni opposte, permettendo una maggiore potenza ad un minore numero di giri (cosa che significava un'elica quadripala e di diametro maggiore). Purtroppo il lubrificante adoperato dai tedeschi non aveva la qualità necessaria e ciò causò un'infinità di problemi al D.VIII che, in pratica, non venne quasi utilizzato.
Uno dei pochissimi (40) D.VIII che raggiunsero il fronte fu pilotato da Paul Baumer, dello Jasta Boelcke.
Pfalz Dr.1 Lo Pfalz Dr.1 , derivato dal D.VIII, cui era stata aggiunta una terza ala tra le due originali allo scopo di migliorarne le prestazioni di salita, utilizzava ancora il futuristico ma inaffidabile Siemens-Halske Sh.III.
Il prototipo fi testato personalmente da Manfred Von Richtofen nella gara di Adlershof nel Gennaio del 1918.
Solo una dozzina di questi caccia raggiunsero il fronte.
Pfalz D.XII Contemporaneo e, in qualche aspetto, superiore al Fokker D-VII, lo Pfalz D.XII manteneva la tradizionale struttura a guscio ereditata dai Roland.
Più robusto del Fokker D.VII poteva raggiungere velocità più elevate in picchiata, ma virava meno stretto.
Il grande difetto del D.XII era  il carrello di atterraggio, troppo fragile, che accoppiato ad una tendenza dell'aereo ad imbardare in atterraggio lo rendeva piuttosto pericoloso per i piloti inesperti.
Del D.XII furono realizzati 800 esemplari, molti dei quali vennero poi usati dagli Alleati dopo la fine delle ostilità.
Pfalz D.XIVf L'ultimo caccia Pfalz fu il D.XIVf.
Nessuno di questi però raggiunse le linee prima dell'Armistizio.

Leggi alcune pagine dal libro

Le manovre acrobatiche Tecnica di volo, atterraggio e decollo in montagna Le aviosuperfici e i ghiacciai atterrabili della Val d'Aosta e dell'Alta Savoia Parapendio e volo libero Il volo tra le montagne

       

DA QUALCHE PARTE TRA LE NUVOLE
Di Giulio Rabagliati, Da qualche parte tra le nuvole - edizioni De Ferrari - Genova
Prezzo € 12,90