MoraneSauliner N "Bullet"

Morane Saulnier N Bullet
Costruttore: S.A.A. Morane - Saulnier
Tipo: Caccia
In ruolo dal: 1915
Motore: Gnome, 80 e 110 hp
Apertura alare: 8.15 m
Lunghezza: 5.83 m
Altezza: 2.25 m
Peso a vuoto: 340 kg
Peso al decollo: 509 kg
Velocità massima: 165 km/h
Ceiling: 4000 m
Autonomia: 1½ h
Equipaggio: 1
Armamento: 1 Hotchkiss 8mm

 Morane Saulnier N "Bullet"

Un Parasol restaurato e ancor oggi in linea di volo. Sono state modificate le ali, che ora dispongono di superfici di comando tradizionali. Il Morane Saulnier N "Bullet" (torello, dall'aspetto del "muso") fu il primo aereo di serie a montare una mitragliatrice che sparasse attraverso il disco d'azione delle pale dell'elica. Morane Saulnier Parasol
Il dispositivo che permetteva di non distruggere le pale era una specie di cono in ghisa che veniva montato sulle pale all'altezza della bocca della mitragliatrice, in modo da proteggerle deviando i proiettili.
Il dispositivo fu montato e provato con successo da Roland Garros su un Morane Saulnier L "Parasol", un biposto ad ala alta piuttosto lento e fragile.
In seguito fu adottato di serie sui nuovi "Bullet".
Raymond Saulnier e i due fratelli Robert e Leon Morane cominciarono a costruire aerei in Francia nel 1913.
Robert Morane Leon Morane e Raymond Saulnier All'inizio della I Guerra Mondiale, la compagnia assunse Roland Garros per sviluppare un sistema che permettesse di sparare attraverso il disco dell'elica.
In realtà, nel 1914, Schneider (francese) aveva già inventato un sistema di blocco che mediante un disco flottante collegato all'asse dell'elica impediva lo sparo quando la pala era sulla linea di tiro.
Il congegno fu sviluppato proprio per Morane - Saulnier, ma aveva dei problemi.
Fu quindi abbandonato, anche se il dispositivo era forse rappresentato sui piani di costruzione dei modelli G, H ed L (esistono disegni originali che lo proverebbero).
In particolare i modelli G ed H nel periodo prebellico erano degli apprezzati velivoli da competizione di cui fu concessa la produzione su licenza anche alla Pfalz ed alla Hergt (tedesche).
Non è improbabile che Fokker abbia avuto a disposizione proprio questi disegni come spunto da cui partire per realizzare il suo dispositivo.
Un'altra versione della storia vuole che il dispositivo di sincronizzazione fosse in effetti montato sul Parasol di Garros, ma a causa di alcuni difetti, essenzialmente dovuti all'inaffidabilità della munizioni della mitragliatrice, che spesso partivano con un certo "ritardo", il congegno era stato scollegato, restando invece funzionali i deflettori sulle pale, inizialmente montati solo per deviare i colpi che fossero partiti nonostante il sincronismo.
Roland Garros Comunque sia a Fokker resta il merito di essere riuscito a rendere il dispositivo efficace ed affidabile, mentre il progetto (e brevetto) originale di Schneider verrà preso in considerazione dagli alleati solo dopo (e ben dopo) che Fokker lo avrà adottato sul suo E.III, che per buona parte del 1915 e 1916, proprio grazie a questo dispositivo, divenne il dominatore incontrastato dei cieli di Francia.
I Morane e Saulnier, invece, avevano sviluppato questa specie di "deflettore corazzato" che Garros rese finalmente efficace ed affidabile (i primi prototipi non proteggevano a sufficienza l'elica, che veniva tranciata dalle raffiche della mitragliatrice) e montò sopra un Morane Saulnier L Parasol.
Con questo dispositivo Garros in un mese abbatté cinque (così riportò la stampa, ma per alcuni furono solo tre) aerei nemici, dimostrandone inequivocabilmente l'efficacia.
Poi Garros fu catturato dai tedeschi che diedero il tutto in mano a Fokker...
Nel frattempo, però, il dispositivo di Garros era stato adottato in serie sui nuovissimi caccia Morane Saulnier N.
Il nuovo caccia francese era decisamente più potente, agile e veloce di tutti gli aerei prodotti sino ad allora.

Per contro le notevoli prestazioni in volo si pagavano con una velocità d'atterraggio piuttosto elevata (i velivoli dei Morane non disponevano di superfici mobili neppure come alettoni, e la manovrabilità del velivolo intorno all'asse di rollio era assicurata dalla deformabilità dell'ala che veniva flessa da tiranti che fungevano anche da controventature di rinforzo ed erano collegati ad un "albero" a sua volta collegato alla cloche, un principio che assomiglia più ad un moderno parapendio che non ad un aereo; non era quindi certo il caso di parlare di flaps).

L'alta velocità in atterraggio, e la minore stabilità (un aereo agile è per forza instabile, o quantomeno più instabile di uno meno manovrabile) causavano spesso incidenti, soprattutto quando l'aereo era in mano a piloti inesperti.
Il dispositivo di Garros, poi, per quanto inizialmente fosse un deciso vantaggio per i piloti alleati, presentava comunque una serie di difetti non da poco.
Se è vero che proteggeva l'elica impedendo ai proiettili di distruggerla, è altrettanto vero che l'impatto tra il sistema elica/asse e il proiettile avveniva comunque.
E a lungo andare i colpi tendevano a deformare asse ed elica, sbilanciandoli e innescando quindi delle vibrazioni che sollecitavano tutta la meccanica del motore e i supporti che lo fissavano al telaio.
Inoltre alcuni colpi deviati finivano per colpire il cofano, altri punti dell'elica non protetti o addirittura il pilota stesso (anche se non sono mai stati riportati incidenti mortali per tali cause).
Sebbene prodotto in pochi esemplari, il Bullet resta il primo caccia degno di questo nome della storia.
Fu utilizzato sia dai francesi che dagli inglesi (verrà poi sostituito dal DH2) e dai russi sul fronte orientale.

Leggi alcune pagine dal libro

Le manovre acrobatiche Tecnica di volo, atterraggio e decollo in montagna Le aviosuperfici e i ghiacciai atterrabili della Val d'Aosta e dell'Alta Savoia Parapendio e volo libero Il volo tra le montagne

       

DA QUALCHE PARTE TRA LE NUVOLE
Di Giulio Rabagliati, Da qualche parte tra le nuvole - edizioni De Ferrari - Genova
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