Arrangiarsi con poco

Quando abbiamo iniziato a visitar caverne, correva l'anno 1975 o giù di li, eravamo giovani e belli ma ben squattrinati. Per cui ci si è dovuti arrangiare con il minimo indispensabile.

All'epoca ci costruivamo tutto, dagli imbraghi ai caschi (spesso erano gli stessi che utilizzavamo per andare in motorino) con le lampade ad acetilene; si utilizzavano tute mimetiche militari, scalette fatte con cavo d'acciaio e manici di scopa, corde e moschettoni comperati dal ferramenta.

Non avevamo e non potevamo permetterci le maniglie Jumar, e agli inizi non ci eravamo ancora costruiti i Sunt .

Però ci riuscivamo: con semplici moschettoni e cordini sopperivamo a tutti i nostri limiti di budget e neanche i pozzi di 50/60 metri ci facevano paura.

Per scendere utilizzavamo un nodo particolare, detto "mezzo barcaiolo", che permette di scendere come con un qualsiasi discensore (il limite è che arriccia la corda come se fosse un nastro su un pacco di natale).

Per risalire si utilizzava un moschettone ed un cordino per sostituire la Jumar. Questo sistema, decisamente più pratico del nodo Prusik, è anche (a mio avviso) il meno gravoso per quanto riguarda l'usura della corda. Funziona egregiamente, attenzione però a non tirarsi sul moschettone A che scorre verso l'alto quando il nodo non è in tensione e si blocca solo quando e se il peso grava sul moschettone B.