Fotografare sottoterra |
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Come al solito non ci sogniamo di insegnare nulla a
nessuno, ci limiteremo a riportare solo le considerazioni che, in anni di
attività sotterranea, ci viene spontaneo fare quando si parla di
fotografare sottoterra.
In pratica sono i suggerimenti che diamo a chi "si porta la macchina
fotografica".
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La macchina fotografica
- E' il
primo dubbio: che tipo di macchina fotografica sarà più adatto a
fotografare sottoterra?
Andando in grotta l'attrezzatura fotografica non sarà necessariamente
sottoposta ad immersioni in acqua o nel fango, certo è, però, che per
quanta attenzione farete, vi capiterà senz'altro di toccarla con le mani
ben sporche. Inoltre qualche gocciolina traditrice che stilla da una
stalattite non mancherà di colpirla.
E allora?
Io eviterei di portare sottoterra macchine dotate di sofisticata e costosa
elettronica (che tanto non servirebbe a molto, visto che la dovrete
utilizzare solo con il flash), affidandomi ad una media reflex (quella che
uso io è la mitica Pentax K-1000, totalmente manuale) o ad una ancor più
semplice compatta. |
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Gli obbiettivi
- I
risultati migliori li ho ottenuti con focali da 28 a 50 mm. In particolare
oggi utilizzo quasi esclusivamente il 28 mm, molto più efficace nel
trasmettere l'effetto di prospettiva tridimensionale, ed inoltre adatto a
fotografare a figura intera anche negli spazi angusti in cui spesso ci si
trova ad operare. Per contro, e questo si "paga" soprattutto
nelle foto di gruppo, il 28 mm deforma sensibilmente l'immagine verso i
bordi dell'inquadratura.
Inoltre, con il flash montato sul corpo macchina, si rischia di trovarsi
una forte differenza di illuminazione tra il centro e i bordi della foto
(caratteristica che può invece risultare utile, come vedremo in seguito).
Se la macchina che utilizzate è una compatta, dovrete accontentarvi
dell'obbiettivo fisso che monta. Certamente non utilizzerete mai
obbiettivi tele. |
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Il flash
- E' il cuore della nostra
attrezzatura.
Assolutamente inadeguati i flash incorporati sui corpi macchina delle
compatte o delle nuove reflex; non vi consentiranno che dei poveri primi
piani e vi perderete quello che è il motivo che vi ha spinti qua sotto:
gli splendidi scenari.
Un flash onesto dovrebbe vere numero guida tra 25 e 32, adatto a
fotografare sino alla distanza di una decina di metri (con pellicola da
100 ASA).
Meglio se dotato di snodo, inutili gli accorgimenti elettronici di
compensazione luce, in grotta sarete al buio e basta. |
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I "mostri" con numeri guida sopra il 40 sono
scomodi da trasportare e non si riveleranno particolarmente utili. Saranno
poche le occasioni di fotografare in ambienti tanto spaziosi da poter
sfruttare la piena potenza di un flash del genere (se lo avete portatevelo
al Rio Martino per fotografare la cascata de
Pissai).Un accessorio utile è invece la fotocellula per comandare
un secondo flash a distanza.
In molte occasioni troverete utile illuminare una scena da più punti, e
questo accessorio vi eviterà di lavorare in posa "B", con gli
inconvenienti che vedremo. |
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La posa "B" - Selezionando
sulla ghiera dei tempi di esposizione la posizione "B",
l'otturatore resterà aperto per tutto il tempo che voi terrete premuto il
pulsante di scatto.
Questo è l'espediente più semplice che vi consentirà di illuminare la
scena da un'angolazione diversa o persino di utilizzare lo stesso flash
più volte nella stessa ripresa.
L'alternativa è il cavetto sincro, che collega il flash al corpo macchina
(si trovano lunghi anche 10 metri).
E' la soluzione ideale, ma purtroppo comporta la scomodità di stendere e
recuperare ogni volta il cavo e, per quanto questo possa essere lungo,
capiterà sempre l'occasione in cui ne servirebbero un paio di metri in più. |
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In posa "B" è possibile utilizzare lo stesso
flash per illuminare la scena da punti diversi.
In questo caso la dominante rossa sarà decisamente intensa e sulla
pellicola verrà impressa come una striscia luminosa la traiettoria delle
lampade frontali dei vostri compagni.
Potreste inoltre ritrovarvi immagini fantasma come nella foto accanto,
dove la sagoma del compagno parzialmente cancellata dal secondo lampo
sembra un'ombra senza corpo. |
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La classica foto scattata in posa "B" è
un'immagine come quella riprodotta a lato: il flash è tenuto in mano da un
compagno che vi volge le spalle. Quando voi premerete il pulsante di
scatto, il vostro collega azionerà il flash manualmente.
Ricordatevi di trattenere il respiro mentre scattate e verificate che i
vostri abiti non stiano producendo fumo di condensa, o la vostra foto
risulterà avvolta nella nebbia.
Un inconveniente delle foto in posa "B" è che, per quanto il
bagliore dell'acetilene non sia sufficiente a impressionare la foto, sarà
pur sempre in grado di bruciare la pellicola abbastanza da conferire a
tutta l'immagine una tipica tonalità rossa.
Questa sarà più intensa tanto più a lungo terrete aperto l'otturatore. |
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La foto accanto è stata realizzata in modo semplice, con il
flash montato sul corpo macchina e il tempo normalmente impostato sulla
posizione sincro "X".
L'immagine risulta un po' piatta, perdendo profondità a causa della luce
che illumina frontalmente il soggetto, ma piacevolmente chiara. Tutto bene
in quanto in pratica tutta l'inquadratura è alla stessa distanza e non ci
sono elementi "sparati" troppo vicini. |
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Foto scattate in posa "B": a sinistra una parete
splendidamente concrezionata all'Arma del Lupo, presso Upega, a destra la
foto è realizzata attraverso uno stretto varco che, in pratica, risulta
illuminato solo dalla lampada frontale del fotografo. |
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La stessa inquadratura con il flash tenuto dallo stesso
fotografo e, più a destra, tenuto dallo speleologo nell'amaca. |
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Nella foto a sinistra (pozzo di 45 metri al Buranco
Rampiun)
si è utilizzato un primo flash sul corpo macchina (numero guida 30) e un
secondo tenuto dallo speleologo appeso a circa 30 metri di altezza.
L'immagine è stata scattata in posa "B", si noti la differente
tonalità di colore delle pareti rispetto alla stessa ripresa, a destra,
fatta col solo flash sul corpo macchina e un tempo sincro di 1/60 di
secondo. |
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