Se finiamo in acqua?
Nessuna paura: se siamo equipaggiati in modo sensato, il bagno nella rapida si risolverà con qualche golata d'acqua e al massimo qualche livido.

Il giubbotto ci aiuterà a galleggiare e senza che noi si debba fare alcuno sforzo ci terrà la testa fuori dall'acqua.
Dobbiamo essere ben consapevoli di questo: non corriamo alcun rischio di annegare.
Più volte mi è successo di naufragare col gommone e, anche nelle rapide più impegnative, nessuno si è mai fatto male seriamente.
Ho visto però più volte che, in preda al panico, la gente riesce a fare cose incredibili.
Ad esempio, è stupido e dannoso cercare di aggrapparsi al gommone per tenersi su a forza di braccia: se siamo ancora nelle rapide rischiamo di trovarci schiacciati tra il gommone e qualche roccia, se invece siamo in acque tranquille ci stanchiamo inutilmente.
Quello che dobbiamo fare se cadiamo in acqua è piuttosto semplice: niente.
Cercando di tenere i piedi in avanti (meglio sbattere su uno scoglio con le gambe che con la faccia, anche se indossiamo il casco) ci lasceremo portare dalla corrente fuori dalla rapida.
Una volta in acqua calma raggiungeremo comodamente la riva, sempre che i nostri compagni non ci abbiano già recuperato.
Se durante tutto questo tempo siamo riusciti a tenere in mano la pagaia, meglio. Le pagaie costano (e non poco).
Ma, sia chiaro, se siamo in difficoltà, lasciamo perdere il remo che qualcuno recupererà per noi.
Sebbene detto così sembra una cosa semplice, in realtà la prima volta che ci si trova a cadere dal gommone è molto facile lasciarsi prendere dal panico.
Anche per questo molte compagnie di rafting (dove è possibile) fanno "fare il bagno" ai loro clienti.
In questo modo, in caso di caduta, almeno lo shock da "acqua fredda" l'abbiamo già superato.
Nelle sequenze qui riportate potete vedere due ribaltamenti avvenuti durante una gara del campionato italiano.
In occasione delle competizioni viene sempre allestito un servizio di sicurezza per garantire l'incolumità degli equipaggi.
I volontari sono equipaggiati con muta, giubbotto e casco, e sono pronti anche a lanciarsi in acqua in caso di bisogno.
Normalmente, però, il recupero si compie grazie alle corde da lancio.
Queste sono cavi tessili lunghi dai 10 ai 20 metri, contenuti in un sacchetto.

Il cavo ha all'estremità una maniglia che viene tenuta in mano dal soccorritore, mentre la sacca con il grosso della corda viene lanciata al naufrago.
Una fettuccia in velcro o un moschettone permetteranno al naufrago di fissare il sacchetto al proprio giubbotto.