(PAGINA IN ALLESTIMENTO)
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La roccia calcarea si lascia sciogliere dall'acqua che
contiene anidride carbonica. Questo avviene molto lentamente, in tempi
"geologici" di svariate decine di migliaia di anni.
L'acqua "esterna", che si deposita sulla montagna sotto forma
di neve o pioggia, prima di raggiungere il sottosuolo, viene filtrata
dallo strato di humus superficiale, arricchendosi appunto di anidride
carbonica prodotta dalle piante.
Attraversando gli strati di calcare lo discioglie trasformandolo in
bicarbonato di calcio, molto solubile, che viene quindi dilavato via
facilmente.
Le fessure che così si creano lentamente si allargano sino a diventare
una via preferenziale per l'acqua che quindi concentra il suo passaggio
in particolari cunicoli sino a che questi non diventano, appunto, la
"grotta". |
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Le stalattiti (quelle che pendono) e le stalagmiti (quelle che salgono)
si formano grazie al processo inverso:
quando il bicarbonato di calcio si trova in ambiente areato si
ritrasforma in calcare e si deposita sotto forma di nuovo calcare,
strato su strato, sino a definire le varie fantastiche forme che non ci
abitueremo mai a incontrare nel sottosuolo.
Ad esempio, il ramo principale del torrente Rio Martino si è formato dall'unione
dei tanti rivoletti che filtrando da monti sovrastanti la grotta (il M. Grané, il Viso Mozzo e il Gardetta), per lo più ricoperti di morene e
roccia calcarea.
I tanti rivoletti, allargandosi continuamente, hanno resa spugnosa la
roccia che riempiva la Sala del Pissai, fino a quando la struttura non
è più stata in grado di reggere lo stesso proprio peso ed è crollata,
formando il salone con lago e cascata.
A questo punto il Rio Martino, con calma, non ha dovuto far altro poco
alla volta che trasportare all'esterno le rocce sbriciolate ( a loro
volta soggette allo scioglimento in bicarbonato di calcio). |
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