Una giornata particolare - di Anna Maria Donnini Pansardi

Come intitolare queste righe? Cronaca di una giornata straordinaria? 17.000 Lire hanno cambiato la storia dell’Alpinismo Italiano, come ha suggerito Emilio, o più semplicemente raccontare la trepidante attesa di un evento sconosciuto? La giornata è quella di sabato 2 dicembre, scelta da Giulio per andare in grotta Mi ero svegliata alle quattro e mi ero resa conto che pioveva torrenzialmente.

Anche nelle ore successive la pioggia aveva continuato a cadere, e, sinceramente, la cosa non mi dispiaceva. Avremmo forse rimandato ad altra data quest’impresa, cui avevo aderito con entusiasmo e con incoscienza e che ora mi pesava un po’ Alle sette telefonai a Giulio” andiamo? Piove!” “E allora? Alle otto al portone”. Alea jacta est! Non potevo tirarmi indietro E alle otto con Giulio e Raffaella, Emilio e Laura iniziai il viaggio verso le sorgenti del Po.
La comitiva simpaticissima e chiassosa, i commenti sui miei meravigliosi stivaloni verdi (erano costati 17000 lire!), il paesaggio sempre più spoglio, la neve, che cominciava a vedersi ovunque rendeva sempre più intrigante la gita che stavamo facendo. Dopo 4 ore, a mezzogiorno circa arrivavamo a Crissolo, ma,ahimè,il ponticello sul Po era crollato . Giulio, mio genero, è un tipo tosto e da niente si lascia sconfiggere. Gira verso pian del Re e, poco dopo ci troviamo sopra gli argini del fiume.
Scendiamo, attraversiamo il Po su assi, risaliamo l’argine e scaliamo la montagna piuttosto ripida, per un dislivello di cento metri camminando sulla neve alta un 50 cm. e in parte ghiacciata.
Davanti a me Giulio ed Emilio, che da bravi boy scout segnavano il percorso con le orme degli stivaloni.
Finalmente troviamo l’indicazione “grotta di Rio Martino” e, poco dopo, una cattedrale di ghiaccioli, cristallizzazione di una cascata, ci mostrava l’amplissimo ingresso della grotta! Da quanti millenni era lì ad aspettare anche me e mostrarmi la bellezza di una natura incontaminata, in cui le rocce dalle stratificazioni più diverse, dai colori più vari, si presentano liscissime per l’erosione delle acque, sporgenti, pungenti, porose, bagnate o asciutte, a gradini o a gradoni, per offrire un aspetto fiabesco.
Il percorso è di 600 metri, non di un rettilineo, ma con impennate verso l’alto o verso il basso con cunicoli, per superare i quali è necessario incurvarsi, con sporgenze su cui camminare, ma tanto strette, per le quali sono state inserite sulla roccia ferrate.
E, sullo strapiombo laghetti, e, al termine un’imponente cascata, la cui acqua giunge a terra nebulizzata. Vedere tutto ciò è possibile grazie al casco a carburo, che completava la nostra elegantissima mise!
Il ritorno non è uno scherzo: è notte, sono le 6 del pomeriggio: il silenzio è assoluto; la neve rende azzurri i contorni. Il paesino a valle che percepiamo appena ha l’aspetto del presepe che è nella mia immaginazione.